Uno scontro fra titani. Beh, insomma: almeno fra due degli animali più grandi del nostro mare. Da una parte, una verdesca di oltre due metri e mezzo. E dall’altra un pescespada. Per cosa abbiano litigato, chissà. Uno dei due, la verdesca, ci ha lasciato le …pinne. L’altro se non è morto certo ha molta fame, visto che 25 cm della sua spada – l’arma che usa per cacciare, sono rimasti conficcati nel muso della verdesca.
“Non aveva colpito cervello o altri organi vitali” racconta Simona Clò di MedSharks, intervenuta stamane sulla spiaggia di Ostia non appena la Capitaneria di Porto l’ha allertata del ritrovamento. “Ma nel muso c’è una concentrazione di organi sensoriali che sicuramente sono stati danneggiati dalla spada e che possono aver causato grossi problemi all’animale, filo a condurla alla morte sulla spiaggia.”
Il ritrovamento della spada è stata l’ultima delle sorprese di questa mattinata, iniziata con il rinvenimento della verdesca sulla battigia di Ostia da parte di Aldo Marinelli. Il video, subito postato su Facebook, mostra Marinelli tentare senza fortuna di sospingere l’animale, ancora vivo, in acqua. Così allerta la Guardia Costiera, e il CV Ratto Vaquer, tramite l’addetto della sala operativa capo Marrone, avvisa Simona, responsabile scientifico di MedSharks e contatto per il programma LEM, Large Elasmobranch Monitoring.
“Ci siamo incontrati sulla spiaggia di Ostia, al lido Zenit” racconta Simona. “Grazie al personale della Delegazione di Spiaggia di Ostia – sottocapo Gentili, sottocapo Liccardo, Comune 2^ cl. Pecoraro e del signor Luciano – ho avuto l’opportunità di sezionare l’animale e prelevare campioni per studi di genetica che MedSharks compie in collaborazione con Università italiane e straniere. Si trattava di una verdesca femmina, di lunghezza intorno ai 2.60 m, che non presentava nessun segno evidente di cattura da parte di attività di pesca. Solitamente questo è il periodo in cui in Adriatico nascono i piccoli di verdesca così ho deciso di sezionarla. E infatti: la verdesca era una mamma e in grembo aveva 5 piccoli, purtroppo morti anch’essi. Questa specie, infatti, è vivipara placentata: la madre nutre i piccoli attraverso un cordone ombelicale e una sorta di placenta. Mancava probabilmente ancora qualche tempo alla nascita, perché i piccoli erano lunghi appena 15 cm.”
Durante il recupero dell’animale per lo smaltimento, la sorpresa più grande. Nella testa dello squalo, sul lato fino ad allora appoggiato sulla sabbia, era evidente il foro d’entrata della lama del pesce spada: una lama di 25 cm di lunghezza che era ancora conficcata nella testa fra gli occhi e la punta del muso.
Scontri simili sono stati registrati dai ricercatori pochissime volte: la prima risale a molti anni fa e fu segnalata proprio a noi da due esperti subacquei Mario Romor ed Egidio Trainito in Sardegna: allora si trattò di una femmina di squalo volpe occhione, anch’essa gravida, trafitta nella lotta con un pescespada. Fu la prima segnalazione del nostro progetto di citizen science Osservatorio Mediterraneo, un progetto che si basa sui molti occhi di appassionati di mare che, con la loro curiosità e spirito di osservazione, possono contribuire informazioni importantissime per la conoscenza delle specie marine.
Si ringrazia per il supporto il Corpo delle Capitanerie di Porto Guardia Costiera.
Foto Filippo Fratini